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Salute mentale ai tempi dei mass media
Nel passato recente è stato registrato un crescente interesse per la salute mentale e il benessere degli individui delle comunità locali e nazionali (Lloyd & Devine 2012; Maheswaran, Weich, Powell & Stewart-Brown, 2012). A seguito della pandemia COVID-19 le preoccupazioni sollevate riguardo al benessere psicologico della popolazione hanno portato i governi e le organizzazioni sanitarie ad analizzare l’impatto negativo che questo evento ha avuto e sta tuttora avendo sulla salute e sul benessere mentale degli individui e, come diretta conseguenza, sullo status socioeconomico di tutte le nazioni (Amatriain-Fernández, Murillo-Rodríguez, Gronwald, Machado & Budde, 2020). Una scarsa salute mentale è infatti associata a basso reddito, disoccupazione, scarsa istruzione e benessere psicofisico (Harris, 2018).
Ma che cosa si intende per “salute e benessere mentale”? La salute mentale viene definita come “uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza il proprio potenziale, è in grado di affrontare i normali fattori stressogeni della vita, può lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla propria comunità” (Organizzazione Mondiale della Sanità; “OMS”, 2020). Per quanto sembri esserci un accordo generale su questa definizione, c’è meno chiarezza sul significato di benessere mentale. L’OMS (2020) affronta la questione suggerendo che “questo è probabilmente dovuto al fatto che il benessere mentale può avere connotazioni diverse per individui, gruppi e culture differenti. […] Dovrebbe essere considerato come un continuum che opera all’interno di uno spettro, piuttosto che uno stato presente o assente”. Tuttavia, si può affermare che questo costrutto psicologico si basa sul funzionamento psico-emotivo ottimale, sull’autorealizzazione e sulle relazioni interpersonali positive (Matud, López-Curbelo & Fortes, 2019).
In un’epoca in cui i mass media giocano un ruolo cruciale nel plasmare le opinioni e le credenze delle persone, e, nonostante la salute mentale sia un argomento di crescente importanza nella società moderna, ciò vale anche per il modo in cui essa viene definita e rappresentata in vari contesti, tra cui notizie, programmi televisivi, film, social media e pubblicità. Le due direzioni intraprese dai mass media nella rappresentazione della salute mentale sono diametralmente opposte:
- stigmatizzazione e stereotipi attraverso la rappresentazione negativa di personaggi con disturbi psicologici, portando ad alimentare bias, pregiudizi e discriminazione, rendendo così più difficile e umiliante cercare aiuto;
- sensibilizzazione e accettazione attraverso la rappresentazione del benessere mentale come un elemento da coltivare e da prendersi cura, soprattutto grazie alle testimonianze di personaggi di fama internazionale. In quest’ultima accezione va eseguita un’ulteriore distinzione tra informazione (fatta da professionisti formati) e disinformazione (spesso eseguita da individui non competenti, il cui scopo è quello di vendere un prodotto, un metodo o un’idea).
L’ambiente sportivo, soprattutto d’élite, non fa eccezione: le competizioni di alto livello sono ora seguite da milioni di persone in tutto il mondo, grazie alle trasmissioni televisive, ai social media e agli altri mezzi di comunicazione. Questa esposizione mediatica senza precedenti ha avuto un impatto significativo sugli atleti, sia dal punto di vista positivo che negativo.
Da un lato i mass media offrono visibilità e gratificazione, attraverso l’ammirazione dei fan, e l’opportunità di diventare un modello di riferimento per i giovani. Questo riconoscimento sociale può essere molto gratificante per gli atleti. D’altra parte, questa costante esposizione può far aumentare la pressione sugli atleti, creando aspettative irrealistiche ed esponendoli a critiche continue, diventando fonte di ansia e stress sia durante la prestazione che nella vita privata. Alcuni esempi recenti e molto significativi si possono trovare nelle parole del giovane tennista Francesco Maestrelli, il quale legge in un reel su Instagram i commenti comparsi sul suo conto dopo una sconfitta, commenti che comprendevano insulti e, in casi estremi, auguri di morte. Un ulteriore esempio riguarda i commenti presenti sotto un video della Nazionale Italiana di Rugby, attualmente impegnata nella World Cup: in un momento di svago alcuni ragazzi si divertono con un pallone da calcio e i commenti non solo offendono i nostri rugbisti, ma insultano anche indirettamente la Nazionale di Calcio.
Gli atleti, come tutti noi, affrontano costanti sfide emotive e psicologiche. La pressione delle competizioni, le aspettative elevate e le difficoltà personali possono contribuire a sentimenti di ansia, depressione, stress e altro ancora. In tutto ciò i media possono contribuire al deterioramento del benessere mentale degli atleti.
Anche fuori dal campo gli atleti non sono in grado di staccare completamente, in quanto le loro azioni possono diventare un dibattito pubblico sui social o sui programmi di cronaca sportiva; ma anche la loro vita privata diventa di dominio pubblico, basti pensare ai gossip e alle paparazzate dei tabloid. Alle volte, addirittura, la loro privacy viene ignorata, in quanto la loro popolarità viene confusa con l’autorizzazione a invadere il loro spazio personale senza permesso e consenso, approcciandoli, toccandoli e interrompendo la loro quotidianità – nascondendosi dietro alla volontà di avere una “interazione sociale”.
È necessario sottolineare come i mass media possano svolgere un ruolo cruciale nel sensibilizzare sull’importanza della salute mentale nello sport. Del resto si sta iniziando a riconoscere anche a livello mediatico che gli atleti non sono semplicemente macchine da prestazione, ma esseri umani con emozioni e fragilità. Questo cambiamento di prospettiva sta aprendo la strada a una discussione più aperta sulle sfide psicologiche degli atleti e su come affrontarle, anche attraverso il contributo dello psicologo sportivo.
Un esempio positivo a riguardo è il post pubblicato da Eurosport, nel quale si riportano – tra le altre cose – alcune abitudini della tennista Iga Swiatek, tra le quali il fatto di viaggiare sempre accompagnata dal proprio psicologo dello sport. Altri esempi si possono trovare nelle parole di Dele Alli. Il calciatore ha infatti rilasciato un’intervista nella quale riporta di usufruire di supporto psicologico per affrontare i traumi subiti durante l’infanzia e la dipendenza. Come da lui stesso riportato, la volontà di rilasciare questa intervista, per quanto potesse risultare dolorosa, è stata influenzata dal desiderio di sensibilizzare la società sull’importanza della salute mentale.
In conclusione, dobbiamo riconoscere l’enorme potere che la società ha affidato ai mass media e l’influenza che possono avere sulle persone e sulle loro opinioni. Risulta importante, quindi, imparare a veicolare i giusti messaggi tramite i media. Messaggi positivi, di sensibilizzazione e prevenzione nei confronti della salute mentale, dove il benessere mentale (anche degli atleti) non venga stigmatizzato o dipinto come una debolezza, un’inadeguatezza alla competizione, ma riconosciuto come strumento vincente e parte integrante dell’equazione che conduce al successo.
A cura delle Dott.sse Veronica Mattarozzi e Barbara Bruni Cerchier
Dott. Alessandro Bargnani – CEO Psicologi dello Sport | Italia
BIBLIOGRAFIA
Amatriain-Fernández, S., Murillo-Rodríguez, E. S., Gronwald, T., Machado, S., & Budde, H. (2020). Benefits of physical activity and physical exercise in the time of pandemic. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, 12(S1), S264-S266.
Harris, M. A. (2018). The relationship between physical inactivity and mental wellbeing: Findings from a gamification-based community-wide physical activity intervention. Health psychology open, 5(1), 1-8.
Lloyd, K., & Devine, P. (2012). Psychometric Properties of the Warwick–Edinburgh mental well-being scale (WEMWBS) in Northern Ireland. Journal of Mental Health, 21(3), 257-263.
Margulis, S. T. (2003). Privacy as a Social Issue and Behavioral Concept. Journal of Social Issues, 59(2), 243-261.
Matud, M. P., López-Curbelo, M., & Fortes, D. (2019). Gender and psychological wellbeing. International journal of environmental research and public health, 16(19), 3531, 1-11.
World Health Organisation (2020). WHO urges more investments, services for mental health. https://www.who.int/mental_health/who_urges_investment/en/#:~:text=Mental%2 0health%20is%20defined%20as,to%20her%20or%20his%20community/
World Health Organisation (2020). Promotion of mental well-being. Retrieved from http://origin.searo.who.int/entity/mental_health/promotion-of-mental-well-being/en/
https://olympics.com/it/notizie/salute-mentale-atleti-olimpiadi-shiffrin
https://www.shmag.it/sport/09_08_2021/sport-e-salute-mentale-lesempio-di-simone-biles/