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IL LEGAME FRA ATLETA E ALLENATORE
- 14 novembre 2022
- Posted by: Elena Graffi Brunoro
- Categoria: Articoli news News dal campo
“Un buon allenatore fa vedere ai suoi giocatori quello che possono essere, piuttosto che quello che sono”
Ara Raoul Paraheghian
Nelle ultime settimane, sui giornali e in televisione, si parla molto della ginnastica ritmica. Le denunce delle ex-atlete italiane sugli abusi fisici e psicologici subiti nel centro federale dell’accademia di Desio fanno riflettere.
«L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “Mangia di meno”, “Come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”»
«Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: “(…), tu ti stai mangiando una pera?” Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “Abbiamo un maialino in squadra”».
Queste sono solo alcune delle frasi che sembra siano state dette dagli allenatori alle ragazze. Frasi che ci fanno pensare a quale sia il rapporto tra gli atleti e gli allenatori e come sia possibile che questi ultimi si rivolgano così ai ragazzi. Quegli stessi allenatori che dovrebbero formare i ragazzi, che spesso stanno lontano dai genitori e dagli affetti per molto tempo, e invece li deridono, li umiliano e li insultano.
Il rapporto che lega un allenatore e un atleta è unico nel suo genere. Gli allenatori sono allo stesso tempo insegnanti, organizzatori, amici e mentori; portano gli atleti a ottenere risultati che altrimenti non avrebbero mai potuto raggiungere da soli. Li spingono verso una crescita personale e sportiva.
Questa relazione così particolare è definita come “una situazione in cui le emozioni, i pensieri e i comportamenti dell’atleta e dell’allenatore sono reciprocamente interconnessi” (Jowett).
Il legame tra atleta e allenatore è sicuramente complesso, ma vi sono quattro componenti alla base di questo rapporto: vicinanza, impegno, complementarità e co-orientamento.
La vicinanza è vista come l’affinità delle emozioni e dei pensieri dell’atleta e dell’allenatore; senso di fiducia, rispetto, apprezzamento reciproco, equità, onestà, supporto e dedizione sono alcuni tra gli aspetti che gli atleti giudicano come fondamentali per sentirsi vicini al loro coach. Poter parlare dei propri problemi, non solo sportivi, aiuta l’atleta a sentirsi compreso e aumenta la fiducia riposta nel proprio allenatore.
L’impegno è definito come l’intenzione da parte di atleta e allenatore a mantenere questa relazione nel tempo, a coltivarla e farla crescere.
La complementarità è la co-operatività nelle azioni e nei comportamenti per poter definire e raggiungere un obiettivo comune.
Infine, il co-orientamento che identifica il grado di congruenza tra l’atleta e l’allenatore. Potremmo dire che esprime la qualità della relazione, perché esterna il grado di coordinamento dei comportamenti di entrambe le parti per il raggiungimento di un obiettivo comune.
Un bravo allenatore non punta solo alla vittoria, giustificando qualsiasi comportamento pur di vincere una medaglia, ma mette al primo posto il benessere dell’atleta. La crescita personale deve essere di fondamentale importanza, soprattutto per quanto riguarda gli atleti più giovani. I comportamenti dell’allenatore hanno un diretto impatto sul coinvolgimento, sull’impegno e sui risultati sportivi da parte degli atleti; se il clima è positivo i ragazzi si sentono compresi e valorizzati, al contrario un clima negativo può portare i giovani a sentirsi a disagio spingendoli verso l’abbandono.
In letteratura ci sono due tipologie di clima motivazionale: orientato alle competenze e orientato alla prestazione. Nel primo il focus è sul miglioramento personale e sull’acquisizione di abilità da parte dell’atleta. Vengono valorizzati i progressi, l’impegno e la collaborazione tra compagni; c’è maggiore piacevolezza e divertimento. La percezione di successo è determinata dallo sforzo e dalla dedizione propria e della squadra, mentre la sconfitta diventa un’occasione per capire dove poter migliorare. Nel secondo, invece, il focus è sulla competizione, vengono valorizzati i risultati e le prestazioni assolute, rimproverando costantemente gli errori. Spesso vengono messi in risalto solamente gli atleti più abili, creando un clima di competizione all’interno dei membri della squadra. Visto il grande antagonismo presente, questo clima è più spesso associato ai fenomeni di abbandono sportivo.
Nel clima orientato alle competenze lo sport è visto come occasione di crescita personale ed è per questo maggiormente associato alla motivazione intrinseca. Nel 2001 Treasure sviluppa un modello, definito TARGET, per sviluppare un clima orientato alle competenze.
- Task – Gli allenatori devono prestare attenzione ai compiti da assegnare, orientandoli all’acquisizione di competenze a vari livelli. Costruire vari esercizi, personalizzati e diversificati, aiuta i ragazzi a percepire un senso di autonomia e controllo;
- Authority – È fondamentale favorire l’autonomia lasciando che siano i ragazzi ad affrontare i problemi da soli e trovare le soluzioni;
- Recognition – Gli allenatori devono riconoscere l’impegno, gli sforzi e i progressi fatti dai ragazzi; importante è assicurare a tutti le stesse opportunità di riconoscimenti per non creare competizioni e invidie all’interno del gruppo;
- Grouping – È importante creare gruppi eterogenei e flessibili per favorire la collaborazione e lo spirito di squadra;
- Evaluation – I feedback e le critiche andrebbero sempre espressi in privato, favorendo l’auto-valutazione da parte dei ragazzi. È importante che le critiche siano rivolte al comportamento e non alla persona, confrontando la stessa persona nel tempo sottolineando i miglioramenti e l’impegno, piuttosto che confrontandola con un compagno;
- Time – Gli allenatori dovrebbero considerare i tempi personali di ciascun atleta nell’apprendimento, creando quindi dei programmi personali che seguono una gestione individualizzata del tempo e delle attività.
Risulta quindi chiaro come la relazione tra l’atleta e il suo allenatore, e il clima favorito da quest’ultimo, abbiamo una notevole rilevanza sui giovani atleti. Una relazione positiva può stimolare l’impegno, promuovere risultati positivi e proteggere dai fenomeni di abbandono sportivo. Soprattutto per gli allenatori di atleti giovani questi concetti risultano fondamentali per creare ambienti sani, in cui lo sport possa diventare una palestra di vita.
A cura della Dott.ssa Elena Graffi Brunoro
Dott. Bargnani Alessandro Ceo CISSPAT LAB
Bibliografia:
Bortoli, L., Bertollo, M., & Robazza, C. (2005). Sostenere la motivazione nello sport giovanile: il modello TARGET. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 3(3), 69-72.
Il Post. (s.d.). Tratto da https://www.ilpost.it/2022/11/02/gli-abusi-nella-ginnastica-ritmica-italiana/
Jowett, S. (2007). Interdependence Analysis and the 3+1Cs in the Coach-Athlete Relationship. In S. Jowette & D. Lavallee (Eds.), Social Psychology in Sport (p. 15-27). Human Kinetics.
LaVoi, N. M. (2007). Expanding the Interpersonal Dimension: Closeness in the Coach-Athlete Relationship. International Journal of Sport Science & Coaching, 2(4), 497-512.
McGee, V. &. DeFreese, J.D. (2019). The Coach-Athlete Relationship and Athlete Psychological Outcomes. Journal of Clinical Sport Psychology, 13, 152-174.