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GOAL-SETTING: DEFINIRE E PIANIFICARE EFFICACEMENTE
- 5 dicembre 2022
- Posted by: Elena Graffi Brunoro
- Categoria: Articoli news News dal campo
“Decidete che una cosa si può e si deve fare e troverete il modo”
(Abraham Lincoln)
Ogni atleta e allenatore sportivo sa che per poter raggiungere il successo è fondamentale la definizione e la pianificazione degli obiettivi, per dirla in termini tecnici il goal-setting.
I primi a proporre una teoria strutturata in materia, sono Locke e Latham nell’ambito della psicologia delle organizzazioni. I loro studi dimostrano come obiettivi specifici e impegnativi portino a un livello di esecuzione del compito più alto, rispetto a obiettivi facili e vaghi, come l’incitamento a “fare del proprio meglio”. Questi risultati vengono poi osservati anche in ambito sportivo, dove è fondamentale per gli atleti pianificare gli obiettivi in modo corretto, così da poter migliorare la propria performance.
Ma cosa si intende con il termine “obiettivo”?
Un obiettivo è definito come “ciò che un individuo sta cercando di realizzare; è l’oggetto o lo scopo di un’azione” (Locke et al). È la fonte principale di motivazione di una persona, e di un atleta, che vuole padroneggiare uno specifico gesto tecnico o raggiungere una specifica performance, solitamente entro un determinato limite di tempo.
Locke e Latham identificano quattro modi in cui gli obiettivi possono influenzare le prestazioni sportive:
- La definizione di un obiettivo indirizza l’attenzione sulle attività necessarie e utili al raggiungimento dello stesso, allontanandola invece dalle attività irrilevanti.
- L’obiettivo aiuta l’atleta a mobilitare i suoi sforzi, la sua energia e il suo impegno indirizzandole verso il raggiungimento dell’obiettivo.
- Oltre all’aumento dell’impegno immediato, gli obiettivi permettono di mantenere uno sforzo in maniera prolungata nel tempo, aumentando persistenza e perseveranza.
- La definizione di obiettivi, specifici e stimolanti per l’atleta, può portare all’adozione di nuove strategie di apprendimento.
Facendo un esempio, un giocatore di calcio non si focalizzerà solo sul diventare un “bravo calciatore”, ma indirizzerà la sua attenzione su uno specifico gesto tecnico, come per esempio il dribbling, mobilitando la sua energia nell’apprendimento di nuove strategie. Inoltre, dandosi degli obiettivi a breve termine, di difficoltà sempre crescente, manterrà alto il suo impegno e la sua motivazione nel tempo.
Oltre a queste modalità di base, entrano in gioco anche dei moderatori. Il primo moderatore è l’impegno, che molto spesso è correlato all’importanza data all’obiettivo e alla fattibilità/raggiungibilità dell’obiettivo da parte dell’atleta. Livelli d’impegno elevati hanno sicuramente un impatto positivo sulla prestazione, soprattutto quando gli obiettivi prefissati sono difficili. Questo perché maggiore il grado di difficoltà, maggiore sarà il livello di impegno e di conseguenza maggiore sarà la probabilità di scoprire e apprendere nuove strategie per l’esecuzione del gesto tecnico. È importante ricordare però, che l’obiettivo deve essere comunque raggiungibile dall’atleta; se è troppo pretenzioso, in riferimento alle abilità dell’atleta, questo verrà percepito come una minaccia, piuttosto che come un’opportunità di crescita. Con il tempo l’attenzione dell’atleta si sposterà verso il fallimento, invece che sul successo, minando l’impegno e la motivazione alla pratica sportiva.
Un altro moderatore nella relazione tra obiettivi e prestazione è il feedback, perché informa l’atleta sul proprio progresso nel raggiungimento dell’obiettivo e gli permette di apportare le modifiche necessarie.
È necessario però, fare una differenziazione in termini di tipologia di obiettivi. Esistono obiettivi di risultato, di prestazione e di processo. Spesso sono già le istruzioni ad inquadrare la tipologia di obiettivo. Gli obiettivi di risultato pongono il focus sull’esito di una competizione, per esempio vincere o perdere; lasciano poco controllo alla persona e rischiano di mettere molta pressione sugli atleti. Molto spesso questa tipologia di obiettivi porta una visione a tunnel, in cui l’atleta è concentrato solamente sul risultato invece che sull’acquisizione di nuove competenze e abilità. Gli obiettivi di prestazione hanno il focus sul miglioramento di un comportamento o abilità fondamentali in quello sport per avere una buona performance e sono strettamente connessi agli obiettivi di processo, in cui il focus è su cosa sia necessario fare per acquisire una determinata abilità. Queste ultime due tipologie di obiettivo hanno un alto grado di controllo da parte dell’atleta, perché è lui stesso che prova strategie nuove e alternative per padroneggiare un compito.
Partendo da queste premesse, Doran ha ideato un modello di pianificazione degli obiettivi molto efficace: il modello S.M.A.R.T.
S – Specifico: l’obiettivo deve essere chiaro, preciso e ben definito. La definizione di un obiettivo prevede anche la determinazione di un traguardo e la delineazione del percorso da percorrere, di conseguenza l’obiettivo non può essere vago o generico.
M – Misurabile: la verifica del raggiungimento o meno dell’obiettivo non può lasciare margine ad interpretazione ed essere una valutazione soggettiva. Va definito il “cosa” si vuole misurare e il “come” lo si misurerà. Spesso è utile misurare la distanza dall’obiettivo prima, durante e dopo il raggiungimento, in modo da rendersi conto di qual è la direzione del lavoro che si sta svolgendo o si intende svolgere.
A – Accessibile: l’obiettivo deve essere attuabile e accessibile, rispetto alle competenze e potenzialità dell’atleta, ma anche rispetto alla disponibilità di tempo, strutture e ambiente.
R – Rilevante: l’obiettivo deve essere importante e avere un adeguato livello di sfida rispetto alle competenze dell’atleta. Se l’obiettivo è troppo pretenzioso e impegnativo, genererà frustrazione e delusione; al contrario se è troppo facile risulterà noioso e tedioso.
T – Temporale: va fissata una data entro il quale raggiungere l’obiettivo. Nel caso fosse complesso va suddiviso in sotto-obiettivi, ciascuno con una differente durata.
Oltre a questi consigli pratici nella definizione degli obiettivi è importante che gli obiettivi siano condivisi. Spesso capita che non ci sia concordanza tra gli obiettivi dell’atleta per sé stesso e quelli che l’allenatore ha per l’atleta, portando a incomprensioni e performance scadenti.
Da ultimo, ma non meno importante, gli obiettivi devono essere scritti. L’antico proverbio “verba volant, scripta manent” rende perfettamente l’idea; spesso con il passare del tempo c’è il rischio di dimenticare quale fosse l’obiettivo e spostare il proprio focus su altro.
Scrivendo l’obiettivo, questo rimane più impresso ed è possibile andare a rivedere esattamente quale fosse, ma è anche il primo passo verso l’azione. Come diceva Nelson Mandela “Sappiamo cosa deve essere fatto. Tutto ciò che manca è la volontà di farlo.”
A cura della Dott.ssa Elena Graffi Brunoro
Dott. Bargnani Alessandro Ceo CISSPAT LAB
Bibliografia:
Doran, G.T. (1981). There’s a S.M.A.R.T. way to write management’s goals and objectives. Management Review, 70 (11), 35–36.
Healy, L., Tincknell-Smith, A., & Ntoumanis, N. (2022) Goal Setting in Sport and Performance. Oxford Research Encyclopedia of Psychology.
Locke, E. A. & Latham, G. P., (2006). New Directions in Goal-Setting Theory. 15(5), 265-268.
Locke, E. A. & Latham, G. P., (2019). The Development of Goal-Setting Theory: A Half Century Retrospective. 5(2), 93-105.