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Esports, motivazione e atteggiamento
Quando parliamo di motivazione nei giochi elettronici competitivi, non ci rifacciamo soltanto a quanto proposto dalla classica Psicologia dello Sport; è necessario infatti considerare anche altri fattori, come ad esempio l’atteggiamento del giocatore/atleta verso il “medium”.
Qui, più che in ogni altro sport, il modo in cui è considerata l’attività svolta, è determinante. Se motivazione e atteggiamento sono due elementi che solitamente troviamo accoppiati, negli esports tale considerazione è da valutare singolarmente. Sappiamo tutti quanto facile sia accedere a quelle competizioni, molto di più che nell’attività fisica tradizionale, e tale condizione determina spesso un tipo di atteggiamento superficiale.
La storia dell’uomo ci ha insegnato, se vista a ritroso, che gli sport hanno probabilmente una derivazione atavica derivata da altre attività (caccia, raccolta ecc) e simbolicamente forniscono un rimando coinvolgente ed intrinsecamente attivante.
Nel caso degli esports ciò non accade per due motivazioni:
- L’attività è figlia della tecnologia, dunque fa riferimento ad un substrato linguistico innovativo che ancora deve innestarsi in noi sotto il profilo genetico.
- Rappresenta la massima espressione del concetto di “gioco” e, come sappiamo, spesso questo aspetto determina una scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica.
Considerando quanto detto e unendolo al modo in cui il “medium” sia così facilmente accessibile, si giunge ad una conclusione: l’atteggiamento è considerabile, nel nostro caso specifico, come un costrutto separato dalla motivazione.
Essere motivati al gioco è una condizione indispensabile ma non sufficiente per poter accedere ad una competizione di alto livello.
Senza scendere troppo nel dettaglio, inoltre, è necessario introdurre la differenza sostanziale presente tra il gioco inteso come strumento ludico ed il gaming competitivo, inteso come sport.
Si parla di sport quando la motivazione non coinvolge esclusivamente temi di natura sociale o semplice svago: pensiamo alla partitella giocata la domenica con gli amici dove, nonostante possa esistere anche una forma di ranking o punteggio, la competizione è di natura amatoriale.
Si tratta di un vero e proprio sport se gli scopi principali sono due:
- Competere per confrontarsi con gli altri e crescere.
- Giocare per acquisire maestria e capacità.
Essere orientati verso un obiettivo in costante crescita è il motivo per il quale distinguiamo un giocatore professionista, dunque un atleta, da un amatore. Svago e socializzazione, elementi comunque presenti in entrambe le categorie non sono dominanti in questo senso.
Se i due punti sopra citati non divengono parte integrante del sistema motivazionale del giocatore, quello che possiamo aspettarci è un probabile drop-out sportivo nel breve termine o l’insorgere di comportamenti altamente tossici. Tali comportamenti sono tipici di quegli atleti inizialmente promettenti che in seguito, dopo aver scalato agilmente i primi blocchi del ranking, si trovano a dover confrontarsi con giocatori sempre più competenti e forti che limitano la loro velocità di ascesa.
Tale condizione è nota a molti e spesso non viene compiuto alcun tipo di pensiero autocritico in merito. Un “pro” è anche un giocatore che si prende le proprie responsabilità, è paziente ed è orientato alla sua crescita futura.
Essere motivati quando si compete negli esports richiede un’enorme dose di maturità, che spesso, nei giocatori molto giovani, non è ancora sviluppata a dovere.
La vera crescita inizia proprio quando lo scarto di competenze tra giocatori è basso. Chi decide di continuare in quelle occasioni può dirsi un giocatore con l’atteggiamento da professionista e la motivazione del campione.
La Psicologia dello Sport e il mind coaching sono ottimi strumenti di supporto proprio in queste situazioni complesse, in cui diviene necessario compiere autonalisi, decidere i propri obiettivi e strutturare una routine vincente orientata al futuro.
Bibliografia:
- Cottrell, C., McMillen, N., & Harris, B. S. (2019). Sport psychology in a virtual world: Considerations for practitioners working in eSports. Journal of Sport Psychology in Action.
- Bányai, F., Griffiths, M. D., Király, O., & Demetrovics, Z. (2019). The psychology of esports: A systematic literature review. Journal of gambling studies.
A cura del Dott. Adriano Grazioli.
Dott. Bargnani Alessandro, CEO Psicologi dello Sport Italia