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Esercizio fisico, sport ed età evolutiva
L’interesse per lo sport e l’attività fisica è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, in particolar modo a seguito della pandemia di Sars-CoV-2. Una delle fasce di età maggiormente interessate della popolazione è quella corrispondente all’età evolutiva, in quanto combacia con una finestra temporale particolarmente predisposta all’acquisizione di nuovi stimoli. Infatti l’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) riconosce lo sport come un “elemento fondamentale per il sano sviluppo dei bambini”, nel documento “Sport Amico dei Bambini e delle Bambine”. Questo perché sia a livello motorio, sia a livello cognitivo, sia a livello sociale lo sport è in grado di influenzare alcuni processi fondamentali per lo sviluppo.
Sviluppo e benessere motorio | Negli anni 30 del Novecento si teorizzava che lo sviluppo delle competenze motorie seguisse delle tappe prestabilite, sia come tempistiche, sia come obiettivi raggiunti (Gesell, 1934). Studi più recenti, al contrario, hanno dimostrato che queste tappe di maturazione psicomotoria non sono né fisse né ereditarie. La teoria ad oggi più accreditata, infatti, è quella dei sistemi dinamici di Thelen e Smith (1998), dove viene descritto come i neonati siano spinti a sviluppare nuove capacità motorie a seguito di stimoli percepiti nell’ambiente. Agli stimoli ambientali vanno aggiunti altri fattori che collaborano al processo, quali la maturazione del sistema nervoso, le proprietà fisiche del corpo e le effettive possibilità di movimento.
Dal primo anno di età in poi, caratterizzato dall’apprendimento in fasi della deambulazione e dall’utilizzo della mani per afferrare, indicare e comunicare in modo non verbale, è possibile assistere ad un affinamento delle abilità motorie (Milterni, 2021). In particolare, alcune tappe fondamentali sono:
- 2 anni: la corsa;
- 3 anni: tirare calci ad un pallone, la preferenza di lato, coordinazione ed equilibrio;
- 6 anni: maturazione delle competenze posturo-motorie, definizione della propria dominanza laterale;
- 7-11 anni: miglioramento della coordinazione.
Pare evidente come l’attività fisica e lo sport assumano un’importanza fondamentale nello sviluppo motorio di un individuo. Ad esempio, contribuiscono nel miglioramento di abilità motorie fondamentali, quali la coordinazione e l’equilibrio. In uno studio longitudinale è stato mostrato come l’attività fisica avesse benefici per le abilità grosso-motorie, ovvero quelle capacità che permettono al corpo di muoversi nello spazio, come la corsa, il salto, la camminata, la postura ecc. (e.g.: mantenere la postura, stare seduti, camminare, correre, saltare, ecc.) e di effettuare gesti come il lancio, la ricezione ecc. Allo stesso tempo, l’attività fisica, se effettuata in modo strutturato e guidato, sembrerebbe essere di beneficio anche per le abilità fino-motorie, ovvero tutte quelle attività eseguibili in spazi ristretti e che richiedono scarsa forza muscolare ma concentrazione, precisione e una buona articolazione delle dita. Inoltre, l’attività fisica consente di acquisire una maggior consapevolezza fisico-motoria, aumentando l’autostima e canalizzando l’aggressività.
Va inoltre segnalato che conoscere le principali tappe dello sviluppo motorio in età evolutiva è molto importante, in quanto in questo periodo si osservano le prime manifestazioni di disturbi motori, ovvero disturbi del neurosviluppo, quali il disturbo di coordinazione, il disturbo da movimento stereotipato, la sindrome di Tourette, ecc (A.P.A., 2013). Secondo l’O.M.S. (1997) si tratta di disturbi che comportano difficoltà nello svolgimento di compiti che richiedono competenze motorie e coordinative, causando una compromissione delle attività quotidiane, sia in contesto ludico, sia in contesto scolastico. L’attività fisica, quindi, consentirebbe anche di monitorare le fasi dello sviluppo motorio tipico, permettendo di intervenire tempestivamente su questi disturbi.
Sviluppo e benessere cognitivo | Come accennato in precedenza, l’attività motoria assume anche un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle abilità cognitive di un individuo (Piaget, 1936). Una meta-analisi del 2003, ha permesso di evidenziare la presenza di una correlazione positiva fra la partecipazione ad attività fisica e lo sviluppo/potenziamento delle attività cognitive già a partire dall’età infantile, in particolare la memoria di lavoro, il controllo inibitorio di risposte non adeguate e i processi di apprendimento.
Una teoria riguardante gli stadi dell’apprendimento motorio è stata sviluppata da Fitts e Posner nel 1967 e identifica le tre fasi coinvolte nell’acquisizione di una competenza:
- nella fase cognitiva si verifica l’assunzione di decisioni che consentono i primi sforzi nell’esecuzione del movimento;
- nella fase associativa, i diversi micro-movimenti che costituiscono la competenza motoria vengono condensati in un’unica azione. Questo processo è ottenuto tramite il trasferimento di abilità acquisite da movimenti precedentemente appresi;
- nella fase di automatizzazione si verifica, appunto, l’automatizzazione dei processi cognitivi alla base dell’esecuzione della competenza in oggetto. Il controllo in questa fase è ridotto. Le risorse cognitive sono principalmente indirizzate verso altri processi di elaborazione che si svolgono parallelamente al movimento automatizzato.
A livello cognitivo avviene dunque un passaggio dalla memoria dichiarativa, ovvero una tipologia di memoria riferita alla capacità di rievocare eventi ed azioni in maniera conscia, a quella procedurale, ovvero una tipologia di memoria relativa al saper eseguire una skill in modo inconscio ma automatico, un procedimento che avviene a seguito della pratica ripetuta.
Sviluppo e benessere sociale | L’attività motoria comporta non solo vantaggi cognitivi, ma anche una serie di evidenti vantaggi anche per il benessere biopsicosociale, in quanto, attraverso ambienti formativi, i bambini possono apprendere competenze trasversali. La sua rilevanza è tale da poter essere considerato il terzo agente educativo, subito dopo la famiglia e la scuola – come affermato anche da Save the Children. Proprio quest’ultimo agente educativo offre uno spunto di riflessione interessante: il dibattuto ruolo delle ore di educazione fisica nei curricula scolastici. Spezziamo subito una lancia a favore: l’attività fisica fornisce agli studenti l’opportunità di sviluppare non solo abilità motorie, ma anche abilità sociali e cognitive, attraverso un ambiente strutturato e guidato. Educatori, genitori e responsabili delle politiche scolastiche dovrebbero considerare l’attività fisica come un investimento prezioso per il futuro dei giovani, promuovendo attivamente all’interno degli ambienti accademici un programma di educazione fisica strutturato.
Come possono aiutare gli psicologi? Al fine di supportare tali figure e garantire una corretta psicoeducazione sul tema, lo psicologo dello sport può proporre interventi pensati e strutturati per educare e formare i genitori, i docenti e gli studenti sul ruolo dell’educazione motoria e dell’esercizio fisico. In questo modo, si potrà sostenere in modo efficace e attivo il benessere e lo sviluppo fisiologico, cognitivo e sociale delle future generazioni.
L’esercizio fisico e lo sport sono strumenti preziosi per promuovere il benessere, uno stile di vita e uno sviluppo sani; sono versatili perché offrono molteplici benefici in diversi campi (fisiologico, cognitivo, sociale) e si adattano a qualsiasi esigenza di tempo e di età: tramite lo sport e l’esercizio fisico ai bambini vengono forniti gli strumenti per esplorare il mondo, per sviluppare comportamenti sociali e per sviluppare le abilità motorie; agli adulti lo sport e l’esercizio fisico offrono possibilità ricreative (sport amatoriale), di benessere (esercizio fisico) e lavorative (sport professionistico). Ma lo sport e l’esercizio fisico hanno anche un potere preventivo: infatti, giunti alla terza età, chi si è sempre mantenuto attivo e continua a svolgere attività fisica con regolarità (e compatibile con l’età) avrà una costituzione più sana e sarà meno incline all’insorgenza di diverse patologie.
Ecco perché tutti dovremmo contribuire alla promozione dello sport e alla partecipazione all’attività fisica.
A cura delle Dott.sse Barbara Bruni Cerchier e Veronica Mattarozzi
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
Bibliografia
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