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COMUNICAZIONE E FEEDBACK NELLO SPORT
- 9 gennaio 2023
- Posted by: Fausto Verza
- Categoria: Articoli news News dal campo
La comunicazione è un processo insito nella natura dell’essere umano, il quale è basato sull’interazione sociale. Infatti, per definizione, non è possibile comunicare in assenza di un emittente o di un ricevente. Un terzo elemento fondamentale affinché la trasmissione di un’informazione avvenga con successo è il messaggio, ovvero lo scambio di contenuto che avviene durante l’interazione tra emittente e ricevente.
Da un punto di vista psicologico, la comunicazione viene intesa come un processo sociale di condivisione mediato da parole, immagini, gesti o simboli. Ciò implica che esistono diverse tipologie di comunicazione. In particolare, se ne distinguono tre: verbale, para-verbale e non verbale.
Il primo caso riguarda la trasmissione del contenuto del messaggio attraverso l’uso delle parole. La comunicazione para-verbale, invece, è caratterizzata da un insieme di modalità riguardanti la forma utilizzata nell’espressione del messaggio, quali il tono della voce, il volume, la cadenza, il timbro, il ritmo. L’ultima tipologia comunicativa riguarda tutto ciò che esula dal contenuto verbale e para-verbale. In questa categoria rientrano i linguaggi del corpo e i suoi derivati, ad esempio l’espressività, la mimica facciale, la postura, la gestualità del corpo e lo sguardo.
Per fornire un esempio sportivo in cui sono visibili tutte e tre le tipologie di comunicazione, analizzeremo la reazione di Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, in seguito al rigore assegnato all’Inter durante una partita di campionato della scorsa stagione calcistica. Il tecnico toscano è stato ripreso dalle telecamere mentre protestava con il quarto uomo. La comunicazione verbale è rappresentata dalla frase rivoltagli (“ma che c… dici, ma non è rigore!”), mentre la comunicazione para-verbale si evice dal tono e dal volume della sua voce. In questo caso spicca, però, la parte comunicativa non verbale: l’espressione facciale dell’allenatore, assieme al linguaggio e alla gestualità del corpo, esprimono chiaramente rabbia e frustrazione, emozioni che culminano con il lancio della giacca in forma di protesta.
Albert Mehrabian (1981) ha postulato la cosiddetta “regola del 7-38-55“, secondo la quale il 7% della comunicazione sarebbe composta da quella verbale, il 38% dalla para-verbale e il restante 55% dalla comunicazione non verbale. Il professore di psicologia ha conseguentemente evidenziato che il 93% di questo processo non riguarda il contenuto del messaggio, bensì il modo in cui esso viene trasmesso.
La comunicazione nello sport è una condizione necessaria per costruire e mantenere relazioni tra compagni di squadra, allenatore, staff ecc. Una comunicazione efficace permette di migliorare la coesione e la motivazione del gruppo, costruire rapporti di fiducia e rispetto. Inoltre, fornisce maggior chiarezza e consapevolezza rispetto agli obiettivi individuali e collettivi.
Nell’ambito del rapporto allenatore/atleta l’aspetto comunicativo è tra i più determinanti per il miglioramento e il raggiungimento del successo. Uno strumento chiave per l’allenatore è quello del feedback. La sua funzione è di far arrivare all’atleta un ritorno su ciò che sta facendo, fornire informazioni relative alla prestazione (sia in fase di allenamento che in fase di gara) e fare in modo che ci sia una sincronia e condivisione degli obiettivi.
Esistono diverse categorie di feedback, le quali fanno capo ad una macro distinzione tra feedback positivo e negativo. Il feedback positivo, detto anche di rinforzo, ha una forte influenza sull’atleta a livello comportamentale. Il principio psicologico sottostante al feedback di rinforzo è quello del condizionamento operante (Skinner, 1948). Generalmente l’idea è quella di aumentare la probabilità che i comportamenti con conseguenze positive vengano ripetuti e viceversa evitare che quelli aventi conseguenze negative si ripetano.
Una distinzione da tenere presente quando si parla di rinforzo è quella tra feedback continuo e intermittente. Il primo consiste nell’erogazione sistematica del feedback in seguito al comportamento desiderato, il secondo invece prevede il rinforzo solo occasionalmente e non ogni volta che il comportamento desiderato si presenta. Il rinforzo continuo è più indicato durante l’apprendimento di nuove skills mentre quello intermittente per abilità già apprese ma da consolidare.
Le caratteristiche di un rinforzo efficace, ovvero capace di motivare, sono la specificità, la contingenza e la credibilità. Specificità perchè il rinforzo deve essere associato a un comportamento ben definito, contingenza perchè dovrebbe trascorrere il minor tempo possibile tra la manifestazione del comportamento e l’elargizione del feedback e credibilità in quanto il rinforzo deve essere realistico e attinente a ciò che il comportamento ha permesso di conseguire (Moè, 2010).
La seconda macrocategoria, ovvero il feedback negativo, definito anche come orientato al cambiamento, ha lo scopo di motivare l’atleta, informandolo sul divario tra la sua prestazione attuale e quella ideale. Il secondo obiettivo è dirigere l’attenzione sulle modifiche necessarie affinché il divario si riduca. È necessario, però, sottolineare come questi feedback possano avere conseguenze negative sulla motivazione, l’autostima e le prestazioni sportive dell’atleta e sulla relazione allenatore-atleta. Per questo motivo, il feedback negativo deve basarsi su un principio di empatia, evitare di contenere commenti diretti alla persona, essere dato usando un tono di voce pacato e un volume adeguato, offrire consigli e non critiche, ed infine lasciare autonomia decisionale all’atleta.
In uno studio di Beattie (2016) è stata indagata la relazione tra feedback sulla performance e autoefficacia (che, se buona, è un predittore della prestazione) in diverse condizioni e si è evidenziato come fosse presente una relazione significativa tra autoefficacia e rendimento sportivo positivo nei casi in cui venivano dati molti feedback. Inoltre, l’effetto positivo del feedback si presenta anche nelle situazioni in cui l’autoefficacia aveva una relazione negativa con la prestazione.
Nonostante l’indubbia presenza di una correlazione tra i feedback relativi alla performance e il rendimento sportivo, è importante sottolineare l’esistenza di differenze individuali sulla propensione a ricevere feedback di diversa tipologia. Ad esempio, è possibile che gli atleti con un forte bisogno di relazioni tendano a percepire una mancanza di fiducia e di rispetto negli allenatori che utilizzano feedback negativi (Herold e Fedor, 2003). Diventa quindi di fondamentale importanza utilizzare stili comunicativi che più si adattano alla personalità e alle preferenze di ciascun atleta.
A cura della Dott.ssa Veronica Mattarozzi e del Dott. Fausto Verza
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
BIBLIOGRAFIA
Beattie, S., Woodman, T., Fakehy, M., & Dempsey, C. (2016). The role of performance feedback on the self-efficacy–performance relationship. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 5(1), 1–13.
Carpentier, J., & Mageau, G. A. (2013). When change-oriented feedback enhances motivation, well-being and performance: A look at autonomy-supportive feedback in sport. Psychology of Sport and Exercise, 14(3), 423-435.
Herold, D. M., & Fedor, D. B. (2003). Individual differences in feedback propensities and training performance. Human Resource Management Review, 13(4), 675-689.
Matte-Blanco, I. (1968). Comunicazione non verbale e suoi rapporti con la comunicazione verbale. Rivista di Psicoanalisi, 14(1), 3-34.
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Moè, A. (2010). La motivazione. Il Mulino.
Vigini, G. (1999). Glossario di biblioteconomia e scienza dell’informazione. Lampi di stampa.