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Aspetti psicologici nella riabilitazione dall’infortunio
L’infortunio sportivo costituisce un evento critico nella vita di un atleta poiché coinvolge la globalità bio-psico-sociale dell’individuo. Infatti, oltre al danno fisico, spesso questo momento coincide con un vissuto di perdita della propria autoefficacia, con una minaccia alla propria identità di sportivo e con il timore pressante di non tornare più quello di prima.
In tal senso, accompagnare alla riabilitazione fisica un percorso psicologico atto alla risoluzione di questi processi mentali disfunzionali risulta di capitale importanza.
Premettendo che ogni atleta affronta questi momenti in maniera singolare e che, quindi, ogni tecnica psicologica va declinata e cucita attorno alla specificità della persona, la ricerca nell’ambito della psicologia dello sport ha riscontrato la significativa efficacia di due tecniche psicologiche utili ai fini di un ottimale ritorno in campo: il goal setting e l’imagery.
A tal proposito, gli psicologi statunitensi Crace e Hardy in un loro studio del 1990 hanno evidenziato come la formulazione di obiettivi (Goal setting) e la suddivisione di questi in tappe all’interno del processo riabilitativo coadiuvasse un recupero completo più veloce dall’infortunio. Inoltre, il focalizzarsi sulle singole tappe e il riconoscere i progressivi miglioramenti promuoveva la sensazione di autoefficacia e permetteva un miglior dialogo interno diminuendo le reazioni di catastrofizzazione.
Per quanto concerne l’imagery, questa abilità mentale può aiutare l’atleta in tre differenti aspetti:
– Processo di guarigione
-Processo di riabilitazzione
– Prestazione
Imagery e processo di guarigione:
Dallo studio empirico condotto dal dottor John Heil per la rivista scientifica Psychologist of sport injury si evince come la visualizzazione del processo di guarigione partendo da un’immagine chiara ed accurata dell’area infortunata agevoli il processo di guarigione. Stando a questa ricerca, nel caso specifico di un infortunio muscolare, immaginare vividamente il ripristino del tessuto muscolare avrebbe degli effetti positivi dal punto di vista motivazionale, sul grado di benessere generale dell’atleta e, addirittura, sulla velocità di guarigione fisica dell’area infortunata.
Imagery e processo di riabilitazione:
Nello studio sopracitato emerge, inoltre, come prevedere in anticipo il superamento ottimale delle fasi di transizione da una situazione di infortunio ad una successiva di completo recupero mediante la visualizzazione ideomotoria di se stessi già in campo e in piena forma comporti conseguenze positive sia sul piano motivazionale che su quello meramente fisico, velocizzando e ottimizzando, anche in questo caso, il ritorno in campo.
Imagery e prestazione:
Gli atleti infortunati possono, durante il periodo riabilitativo, utilizzare l’imagery per lavorare su aspetti specifici della loro prestazione sportiva in modo da affinare le proprie abilità tecniche e tattiche nonostante gli impedimenti fisici, questo perché la visualizzazione ideomotoria attiva le medesime aree centrali associate all’esecuzione del movimento come dimostrato dalle ricerche del neuroscienziato francese Decety eseguite con risonanza magnetica funzionale.
Emblematico esempio dell’efficacia dell’imagery in fase riabilitativa è rappresentato dalla campionessa di tuffi statunitense Laura Wilkinson, la quale poco prima delle Olimpiadi di Sydney del 2000 riportò un grave infortunio alle dita di un piede.
La Wilkinson, tuttavia, incrementò considerevolmente il suo allenamento mentale: ogni giorno rimaneva seduta per ore sul trampolino a visualizzare la propria prestazione. Si riprese fisicamente per la gara e vinse la medaglia d’oro nei tuffi dalla piattaforma di 10 metri confermando l’accezione di Lance Armstrong secondo cui “Il dolore è temporaneo. Può durare un minuto, un’ora, un giorno, o un anno. Ma a un certo punto sparirà e qualcosa prenderà il suo posto. Se ti fermi, invece, durerà per sempre”.
A cura della Dott. Matteo Peccolo
Dott. Bargnani Alessandro Ceo CISSPAT LAB
Bibliografia:
- Heil,J. (1993). Mental training in injury managment. In J.Heil (ed.),Psychologist of sport injury. Human Kinetics, 151-174
- Hardy, C.J., & Crace, R.K. (1990). Dealing with injury. Sport Psychology Training Bulletin, 1, 1-8984.
- Decety J. (1996). Do imagined and executed actions share the same neural substrate?, Cognitive Brain Research, 3, 87.93.