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LO PSICOLOGO DELLO SPORT E LE SUE COMPETENZE
Lo psicologo dello sport è una figura molto importante nei contesti sportivi, o almeno dovrebbe esserlo. Attualmente c’è confusione sul tipo di formazione che uno psicologo dello sport dovrebbe intraprendere (Bortoli, Vitali & Robazza, 2013). Vi sono 3 tipi di ruoli che questa figura può ricoprire (Cox 2011):
- Psicologo dello sport clinico, ha una formazione clinica e il centra il focus sulla comprensione dell’esperienza individuale in maniera completa. È quindi preparato ad affrontare tematiche cliniche specifiche degli atleti.
- Psicologo dello sport educativo, ha una formazione anche motorio-sportiva e possiede le conoscenze di base per poter operare sul campo. Il suo obiettivo è l’insegnamento di abilità psicologiche utili all’atleta per incrementare la prestazione. Aiuta, oltre agli atleti, anche giovani e adulti a vivere lo sport come mezzo per migliorare la propria vita.
- Psicologo dello sport ricercatore, di norma collegato all’ambito universitario, il suo obiettivo è quello di far aumentare la credibilità degli psicologi che operano in ambito sportivo.
Tra i tre lo psicologo dello sport educativo è quello più diffuso, lavora con allenatori e atleti per sviluppare o potenziare abilità mentali che possono aiutare il miglioramento della prestazione (Bortoli, Vitali & Robazza, 2013). Da queste tre differenti tipologie di psicologi dello sport troviamo le competenze e le conoscenze che, secondo la Competencies Conference: Future Directions in Education and Credentialing in Professional Psychology del 2002 e il documento dell’ISSP fatto nel 2003 da Tenenbaum e collaboratori, ognuno di loro dovrebbe sviluppare durante la sua formazione:
- Conoscenze di base
- Standard applicativi
- Mentoring
Le conoscenze di base comprendono:
- Teorie di riferimento, quelle attinenti all’area psicologica (teorie su motivazione,
stress e arousal, personalità, apprendimento, sviluppo biologico e aspetti sociali e processi cognitivi e di gruppo) ma soprattutto quelle relative all’area specifica della psicologia dello sport e dell’esercizio fisico. Si considerano, facendo riferimento allo sport specifico, le dimensioni della personalità, del genere e della disabilità, i processi cognitivi, lo stato emotivo e motivazionale, la relazione tra ansia e prestazione, le dinamiche relazionali e la percezione dello sforzo
- Conoscenze relative alla ricerca, tutte quelle conoscenze acquisite dall’esperienza che portano ad intuizioni, che vengono poi validate tramite la ricerca scientifica.
- Conoscenze su misurazione, valutazione ed interpretazione dei dati che, oltre ad
essere utili alla ricerca, danno allo psicologo dello sport degli strumenti per poter
sviluppare programmi di intervento e valutarne l’efficacia.
- Etica e standard professionali, che riguardano qualsiasi professione e sono a tutela
del paziente/cliente; mentre gli standard professionali sono rappresentati dall’utilizzo di procedure di intervento standardizzate e validate e dalle capacità
comunicative nell’interazione con i pazienti.
Per quanto riguarda gli standard etici la Association for Applied Sport Psychology
(AASP) e la Canadian Society for Psychomotor Learning and Sport Psychology, basandosi sui principi etici della American Psychological Association, (SCAPPS) hanno delineato sei principi generali che lo psicologo dello sport deve rispettare (Weinberg & Gould 2015):
- La competenza: agire riconoscendo i propri limiti;
- l’integrità: cercare di integrare sempre ricerca, formazione e consulenza;
- La professionalità e responsabilità scientifica: avere come primo interesse il
benessere degli atleti.
- Il rispetto per la dignità e i diritti delle persone: rispettare la privacy, il segreto
professionale, le diversità e ovviamente i diritti umani.
- La promozione del benessere: anteporre alla vittoria il benessere mentale dell’atleta.
- La responsabilità sociale: rispettare l’atleta promuovendo il principio di pari
opportunità.
Dopo aver acquisito le conoscenze di base lo psicologo dello sport deve sviluppare gli standard applicativi, cioè:
- Procedure d’intervento. Capacità di raccolta delle informazioni tramite diverse
modalità quali: osservazione, interviste o questionari; per poi elaborarle al fine di programmare, realizzare e valutare interventi che, a seconda della situazione, possono essere organizzativi, di squadra oppure individuali.
- Competenze comunicative. Permettono allo psicologo dello sport di relazionarsi efficacemente con tutte le persone che sono all’interno dell’ambito lavorativo (atleti, staff tecnico, dirigenza, fisioterapisti ecc.), tenendo conto del contesto, dei loro bisogni e delle loro richieste.
Come ultimo step per una formazione completa troviamo il mentoring, ovvero l’affiancamento ad una figura professionale; questo serve a favorire l’applicazione etica delle competenze acquisite.
Lo psicologo dello sport ha 3 diverse aree d’intervento:
- Ricerca, ha come focus il miglioramento della prestazione sportiva e la comprensione dei processi cerebrali legati all’azione (Mandolesi, 2017).
- Formazione, mira a promuovere, a diffondere la cultura della psicologia dello sport e ad incrementare le conoscenze e le competenze di chi opera nel campo sportivo. Per raggiungere ciò vengono proposti sia interventi di sensibilizzazione per rispetto ai temi del benessere psico-fisico e dell’attività motoria che programmi formativi dedicati alle varie figure professionali (Bertollo, 2021)
- Consulenza, in quest’area lo psicologo può avere due scopi principali, il primo è costruire le condizioni con le quali, la squadra, il singolo atleta, lo staff, tutte le figure presenti all’interno dell’associazione sportiva e/o l’associazione stessa, possano esprimere tutte le loro potenzialità. Il secondo scopo è volto alla realizzazione di progetti, sensibilizzazione alla pratica sportiva, educare allo sport e alla sua etica, ponendo l’attenzione sugli aspetti psicologici connessi ad essa che sono diversi per ogni fascia d’età o condizione sociale (Ivi)
Tra le tre aree sopradescritte, quella della ricerca è la più utilizzata a livello agonistico; in questo caso il compito dello psicologo è quello di ottimizzare la performance dell’atleta e per fare ciò deve tenere conto di tutti quei fattori che possono influenzarne la prestazione (ad esempio gli stati emotivi); deve avere un’ampia conoscenza specifica della disciplina dell’atleta, del gesto atletico e dei meccanismi fisiologici ed infine della dimensione psicologica sottostante e correlata all’azione. Quando si parla di sport a livello amatoriale sono le altre due aree a prevalere e ad essere maggiormente applicate (formazione e consulenza). Lo sport amatoriale può essere praticato da tutti e a qualsiasi età, il compito dello psicologo sportivo è quindi quello di promuovere la salute, il benessere psicofisico, l’integrazione sociale e offrire degli strumenti educativi. Per fare ciò lo psicologo dello sport deve combinare le conoscenze sulle possibili patologie con le conoscenze sulle diverse caratteristiche delle fasi della vita (Mandolesi, 2017). A seconda dell’area d’intervento, di chi è il committente e della domanda, lo psicologo dello sport lavora con le risorse umane protagoniste nei diversi contesti sportivi, che possono essere:
- Atleti singoli
- Squadre
- Allenatore e staff tecnico
- Società sportive e dirigenti
- Federazioni ed Enti sportivi
Quando si lavora singolarmente con gli atleti solitamente gli obiettivi sono di due tipi: allenamento della componente psicologica volto all’integrazione di un allenamento fisico, tecnico/tattico ad una preparazione mentale così da ottimizzare la prestazione; e gestione di specifici momenti della carriera, come il ritiro dallo sport o la gestione di un infortunio.
Il lavoro sulle squadre è invece centrato sulla dimensione gruppale, puntando ad un adeguato funzionamento dei processi di gruppo (come coesione, comunicazione o leadership), questo consente al team di raggiungere il miglior risultato possibile facendo emergere le potenzialità̀ collettive. Con allenatori o staff tecnico il lavoro dello psicologo dello sport si focalizza sull’incremento del livello di funzionamento dello staff, identificando le risorse e gli strumenti necessari per la crescita dello stesso. Si pone come consulente dello staff facilitando i confronti tra le persone al suo interno. Il lavoro con i club è volto principalmente all’attuazione di interventi orientati allo sviluppo delle funzionalità̀ della struttura con l’obiettivo di ottimizzarne le risorse presenti.
All’interno di Enti sportivi e federazioni il lavoro dello psicologo dello sport è quello garantire il sostegno di una competenza specifica al servizio dei tesserati, affiliati, atleti ecc. e di promuovere e tutelare lo sport come mezzo di promozione del benessere e strumento educativo (Bertollo, 2021).
Lavorare con uno psicologo dello sport diventa improduttivo se si parte dal presupposto di base di voler “tutto e subito” oppure quando si tratta la psicologia dello sport come una forma di terapia in cui ci si va esclusivamente per risolvere le criticità. Per lavorare in maniera produttiva con la psicologia dello sport, e di conseguenza con lo psicologo sportivo, bisogna avere curiosità̀, voglia di crescere e passione; bisogna tenere in considerazione che l’obiettivo principale della disciplina è la valorizzazione e l’incremento delle risorse presenti nel contesto sportivo (Ivi).
Gli obiettivi dello psicologo dello sport sono comprendere e aiutare le persone, che siano giovani, anziani, persone con disabilità fisica o cognitiva o atleti d’élite ad ottenere soddisfazione, benessere, sviluppo personale e ottimizzazione delle performance attraverso l’attività motoria o partecipazioni sportive (Weinberg & Gould, 2015).
Da quanto detto emerge come la formazione dello psicologo dello sport sia molto importante. Egli ha una laurea magistrale in psicologia, è iscritto all’albo professionale degli psicologi, ma deve anche avere conoscenze di carattere sociale, indispensabili per migliorare i rapporti tra l’atleta e l’allenatore, lo staff, la società o eventuali compagni. Lo psicologo dello sport, quindi, non lavora esclusivamente con l’atleta ma può lavorare attivamente anche con intere società sportive e può collaborare con scuole, università, centri di ricerca o anche servizi sociosanitari delle ASL (Mandolesi, 2017).
A cura del dott. Giorgio Sirianni
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
BIBLIOGRAFIA
BERTOLLO, M. (2021). Master in Psicologia e Coaching dello Sport 9ª Edizione. Padova: CISSPAT.
BORTOLI, VITALI, ROBAZZA, (2013). Lo psicologo dello sport: considerazioni sulla professionalità. Giornale Italiano di psicologia dello sport. 18, 3-7.
COX, R. H. (2011). Sport psychology: Concepts and applications. New York: McGraw-Hill.
MANDOLESI, L. (2017). Manuale di psicologia generale dello sport. Bologna: Il Mulino.
WEIMBERG, R., GOULD, D. (2015). Foundations of Sport and Exercise Psychology, IV ed. Champaign: Human Kinetics.