NEWS
SOCIAL LOAFING: LA PIGRIZIA SOCIALE
Inizialmente chiamato effetto Ringelmann, il social loafing, ovvero la pigrizia sociale, è un fenomeno sempre attuale anche se scoperto più di un secolo fa. Il primo ricercatore che postulò l’esistenza di questo fenomeno fu proprio Maximilien Ringelmann (1913), un professore francese di meccanica agraria interessato a comprendere in che modo i lavoratori potessero massimizzare la produttività. Ad alcuni uomini venne quindi chiesto di partecipare ad un evento di tiro alla fune. Le istruzioni erano semplici: tirare il più forte possibile.
I risultati di questa ricerca mostrarono che la forza totale esercitata dal collettivo era minore rispetto alla somma della forza esercitata da ogni singolo. Inoltre, fu osservato che più persone partecipavano al tiro alla fune, più questa differenza aumentava. Inizialmente venne ipotizzato che questa diminuzione delle prestazioni fosse dovuta alla difficoltà di coordinarsi con gli altri partecipanti, in particolare quando le dimensioni del gruppo aumentavano, e solo minimamente legato ad un calo di motivazione.
Nel corso degli anni, i vari esperimenti condotti su questo tema hanno stabilito come la pigrizia sociale abbia un effetto deleterio sulle prestazioni di gruppo. Ma qual è il principio su cui si basa questo fenomeno? La riduzione dello sforzo individuale dei membri appartenenti ad un gruppo quando viene svolto collettivamente un determinato compito. Secondo Jackson e Harkins (1985), le persone modulerebbero il loro sforzo in base alle aspettative sulle prestazioni della squadra. Se ci si convince che la squadra performerà male, il quantitativo di motivazione e gli sforzi impiegati nello svolgere un compito specifico verranno sostanzialmente ridotti.
Come facilmente intuibile, questo fenomeno è strettamente legato al concetto di motivazione, sia individuale che collettiva, ed in particolare alla perdita di motivazione. L’individuo soggetto alla pigrizia sociale tende a sentirsi poco importante all’interno della squadra, pensando che il proprio contributo non sia determinante per il raggiungimento di una task o di un obiettivo e valuta come eccessivo il costo per contribuire allo sforzo di squadra. Di conseguenza, la percezione del proprio senso di competenza e di autoefficacia sarà bassa. Diventa così probabile il coinvolgimento in comportamenti elusivi al fine di mantenere alti i livelli di autostima e contrastare le scarse percezioni sopracitate.
Inoltre, il livello di motivazione necessario per svolgere un’attività influenza il comportamento del soggetto in un gruppo: se la squadra ha alti livelli di motivazione ci sono maggiori probabilità che i diversi componenti della squadra aumentino i propri sforzi per sopperire al social loafing. Al contrario, se la motivazione collettiva è bassa e la squadra avverte la presenza di una qualche forma di pigrizia sociale, le prestazioni saranno ulteriormente influenzate negativamente.
Un altro elemento che contribuisce alla formazione di questo fenomeno è la percezione del livello di performance degli avversari. Heuzé e Brunel (2003) hanno studiato la presenza della pigrizia sociale nel calcio, riportando un aumento significativo delle prestazioni individuali nei casi in cui i calciatori giocavano contro avversari di pari livello. Contrariamente, in partite contro avversari più forti questo fenomeno diventava apparente e venivano rilevati cali nella motivazione.
In ambito sportivo è famoso l’esempio di uno sport nel quale è stata constatata la presenza del social loafing: il canottaggio (Anshel, 1995). Questo sport è particolarmente interessante in virtù della prima ipotesi proposta da Ringelmann basata sulla difficoltà di coordinarsi con gli altri partecipanti in quanto nelle competizioni di coppia o di squadra viene richiesto un alto livello di coordinazione al fine di raggiungere performance ottimali.
Lo studio sopracitato ha permesso di confutare una volta per tutte questa tesi e di riscontrare come non solo questo fenomeno fosse influenzato dalla presenza di altri canoisti (essendo assente nel canottaggio singolo) e dallo sforzo esercitato nel completamento della task, ma anche dalla sua durata. In particolare, in gare con durate (e conseguentemente distanze) maggiori è stata constatata una maggior pigrizia sociale, anche se non percepita direttamente dagli atleti.
Visto le osservazioni iniziali, potrebbe sembrare che, per ridurre la presenza sociale all’interno dei gruppi, sia sufficiente ridurre il numero di componenti. Ciò non è completamente sbagliato in quanto questo concetto risulta essere veritiero e applicabile nella psicologia del lavoro. Ma cos’è possibile fare in determinati contesti, come negli sport di squadra, dove ridurre il numero dei componenti di un gruppo non è una soluzione percorribile?
Un articolo apparso sulla rivista “Harvard Business” suggerisce di dividere i compiti in modo tale che ogni membro nella squadra venga responsabilizzato, compresi i compagni meno dotati, e di creare un ambiente aperto e trasparente per quanto riguarda il fornire e ricevere feedback. In un gruppo diventa quindi importante stabilire obiettivi individuali per favorire la motivazione ed instaurare una comunicazione chiara ed efficace tra i membri che ne fanno parte.
A cura della dott.ssa Veronica Mattarozzi
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
BIBLIOGRAFIA
Anshel, M. H. (1995). Examining social loafing among elite female rowers as a function of task duration and mood. Journal of Sport Behavior, 18(1), 39–49.
de Rond, M. (2014, July 23). Why less is more in teams. Harvard Business Review.
Elliot, A. J. (1999). Approach and avoidance motivation and achievement goals. Educational psychologist, 34(3), 169-189.
Heuzé, J. P., & Brunel, P. C. (2003). Social loafing in a competitive context. International Journal of Sport and Exercise Psychology, 1(3), 246-263.
Høigaard, R., Säfvenbom, R., & Tønnessen, F. E. (2006). The relationship between group cohesion, group norms, and perceived social loafing in soccer teams. Small group research, 37(3), 217-232.
Jackson, J. M., & Harkins, S. G. (1985). Equity in effort: An explanation of the social loafing effect. Journal of personality and social psychology, 49(5), 1199-1206.
Moreno, J. A., González-Cutre, D., Sicilia, Á., & Spray, C. M. (2010). Motivation in the exercise setting: Integrating constructs from the approach–avoidance achievement goal framework and self-determination theory. Psychology of Sport and Exercise, 11(6), 542-550.
Shih, C. H., & Wang, Y. H. (2016, July). Can workplace friendship reduce social loafing?. In 2016 10th International conference on innovative mobile and internet services in Ubiquitous Computing (IMIS) (pp. 522-526). IEEE.