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La grit nello sport e come allenarla
«Se potevo dare 5 davo 5, se potevo dare 100 davo 100, ma ho sempre dato tutto, sapendo che i rischi erano molto alti. Ovviamente il ginocchio mi ha segnato la vita di calciatore e anche di persona. Oggi non riesco a fare tante cose. Ma era talmente grande la mia passione che mettevo quello anche davanti all’infortunio. Era proprio una forza mentale che avevo, cadevo ma mi rialzavo perché volevo fare quello che sognavo di fare».
Queste le parole di Roberto Baggio, uno dei migliori giocatori della storia del calcio, che in un’intervista recentemente rilasciata a Sky ha risposto così a una domanda sugli infortuni che hanno costellato la sua carriera, in particolare quelli al ginocchio, i più difficili e lunghi da affrontare.
Indubbiamente alla base c’era un talento straordinario, non è però da trascurare il modo in cui ha affrontato i momenti più difficili della sua carriera, dagli infortuni tra cui quello subito a inizio carriera che lo terrà fuori quasi un anno a quello sopracitato, all’errore su calcio di rigore in finale dei mondiali 1994. Nel mondo sportivo questo genere di ostacoli costituiscono un punto cruciale della carriera, che in seguito a questi può prendere una piega negativa o positiva, ne sono esempi il cestista Tracy Mcgrady o il calciatore Giuseppe Rossi oppure sul versante positivo l’altista italiano Gianmarco Tamberi o il rugbista Jonny Wilkinson. Un fattore che potrebbe influenzare la risposta a queste difficoltà (a prescindere dal talento) è la grit.
La grit è un concetto teorizzato da Duckworth et al. (2007) e si può definire come una caratteristica di tratto che si traduce in perseveranza e passione per gli obiettivi a lungo termine, in particolare a fronte di sfide e ostacoli. La grit si può intendere come una combinazione di fattori come la determinazione, la perseveranza, la resilienza, la passione, l’ottimismo e la motivazione intrinseca. Questa caratteristica si è evidenziato essere un predittore del successo anche più affidabile del Quoziente Intellettivo (QI).
Il framework teorico sottostante è quello della psicologia positiva e dell’educazione perché è stata associata a molti risultati positivi come il successo accademico e la realizzazione personale. Nei primi studi i contesti esaminati sono stati quelli degli allievi dell’accademia militare di West Point (USA) e il tasso di dropout, oppure quello della classifica dei campionati di Spelling Bee americani.
Persone con valori alti di grit tendono quindi ad applicarsi strenuamente nell’affrontare le sfide che gli si pongono davanti, mantenendo lo sforzo e l’interesse anche in presenza di fronte a fallimenti, momenti di stallo e avversità. È proprio nei lunghi periodi che queste persone riescono ad emergere e ad arrivare al successo grazie alla passione che continua a manifestarsi con costanza, magari anche nonostante l’assenza di progressi nel breve termine o le difficoltà.
Un aspetto da sottolineare di questo costrutto è il suo essere dominio-specifico, si può osservare quindi in una stessa persona soltanto in precisi ambiti ambiti e non in altri (es. assente in ambito scolastico ma presente invece in quello sportivo)
In uno studio condotto da Von Culin et al. (2014) si è evidenziata una componente importante della grit relativamente a benessere e felicità in quanto è emerso che, sulla base del modello di Seligman (2002) che distingue tre tipi di obiettivi di felicità (piacere, coinvolgimento e significato), persone con alti livelli di grit tendevano a perseguire la ricerca di significato rispetto a individui con bassi livelli di grit che erano più orientati all’ottenimento di piacere immediato. Questo ha importanti implicazioni in termini di perseveranza e raggiungimento di obiettivi perché significa che tendenzialmente chi ha alti livelli di grit è in grado di auto-regolarsi, lavorare per obiettivi a lungo termine perseverando a prescindere dalle difficoltà, dallo stress a cui si viene sottoposti e dalla possibile assenza di gratificazioni nel breve termine.
Gli atleti sono sicuramente soggetti a vissuti di questo genere, generalmente, nel corso della carriera sono frequenti le flessioni di prestazione, gli infortuni, i fallimenti e i vari eventi stressanti che è possibile esperire (viaggi, pressione, meteo avverso…). In una review di Cormier et al.(2021) è emerso che la grit ha un ruolo rilevante nel mondo dello sport, in particolare 6 su 9 degli studi riguardanti la relazione tra grit e prestazione atletica hanno mostrato che questa relazione era significativa: ad esempio lo studio di DeCouto et al. (2019) sulle traiettorie di miglioramento delle prestazioni stagionali di giovani sciatori con alta grit oppure di Doorley (2020) riguardante il miglioramento significativo della performance in seguito a un giorno in cui la prestazione aveva subito un peggioramento in atleti del college con alta grit. Fattori che si associano ad alti valori di grit sono: obiettivi alla padronanza (avere quindi come obiettivo non il risultato quanto più la percezione di sviluppare le proprie competenze), mindfulness, auto-compassione, pratica deliberata ma anche fattori psicologici maladattivi ovvero la testardaggine nel perseguire obiettivi oggettivamente al di fuori della propria portata.
Da uno studio di Rhodes (2018) su un gruppo di nuotatori è risultato possibile migliorare il livello di grit attraverso interessi specifici che si sviluppino in passioni ed entusiasmo. L’atleta deve investire in questo suo interesse tempo, sforzi e perseveranza, mirando a obiettivi di padronanza piuttosto che di risultato. Nell’influenzare gli interessi è rilevante il ruolo della famiglia, degli amici, dei modelli di riferimento e dello staff, è necessario quindi fare attenzione all’ambiente in cui ci si trova. È fondamentale inoltre la pratica deliberata e sviluppare una forte motivazione e impegno nei confronti dei propri obiettivi. È determinante infine lo sviluppo e l’utilizzo di abilità cognitive quali l’imagery, il goal-setting, il self talk, lo psyching-up e il rilassamento (es. tecniche di respirazione).
La chiave è quindi essere curiosi e trovare la propria passione, una volta individuata è importante saper accettare i fallimenti e i momenti di stallo e prenderli come opportunità per migliorarsi e proseguire nella strada verso il raggiungimento del proprio obiettivo con fiducia in sè, perseveranza e passione.
A cura del Dott. Fausto Verza
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT Lab
Bibliografia:
Duckworth, A. L., Peterson, C., Matthews, M. D., & Kelly, D. R. (2007). Grit: Perseverance and passion for long-term goals. Journal of Personality and Social Psychology, 92(6), 1087–1101. https://doi.org/10.1037/0022-3514.92.6.1087
Von Culin, Katherine R., Eli Tsukayama, and Angela L. Duckworth. “Unpacking grit: Motivational correlates of perseverance and passion for long-term goals.” The Journal of Positive Psychology 9.4 (2014): 306-312.
Danielle L. Cormier, Leah J. Ferguson, Nancy C. Gyurcsik, Jennifer L. Briere,
John G. H. Dunn & Kent C. Kowalski (2021): Grit in sport: a scoping review, International Review of
Sport and Exercise Psychology, DOI: 10.1080/1750984X.2021.1934887
(Rhodes, J. (2018, June). Creating Grit in Olympic Swimmers. Poster presentation at the Cognition Institute Conference, University of Plymouth.), estratto da “Enhancing grit in elite athletes through functional imagery training” (Rhodes, 2020)