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Alleniamo la mente | Intervista Avvenire
- 21 aprile 2020
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- Categoria: Articoli
A cura di ALESSANDRO BAI
Qualche anno fa, Arrigo Sacchi disse che «in Italia si pensa che il calcio parta dai piedi dei giocatori, ma invece parte dalla mente». Quello del tecnico di Fusignano è uno dei nomi che vengono fuori nella chiacchierata con Alessandro Bargnani, psicologo dello sport del Centro italiano studio sviluppo psicoterapie a breve termine (Cisspat) e il collega Davide Ghilardi, che menzionano tra gli altri anche Novak Djokovic e Sergio Parisse. Ognuno di questi è collegato all’altro da un concetto di fondo: in qualsiasi sport, qualunque livello, l’essere umano viene prima della prestazione. Insieme ad altri colleghi, Bargnani ha inaugurato pochi giorni fa il primo sportello psicologico dedicato agli atleti, ma anche allenatori o arbitri: un video call–center per parlare con dei professionisti delle problematiche legate all’emergenza sanitaria creata dal Coronavirus. Alla base di questo servizio c’è la volontà, e la necessità, di prendersi cura della salute psicologica degli sportivi, per cui le decisioni prese da federazioni e istituzioni hanno conseguenze più ampie e complesse. Lo slittamento delle Olimpiadi, così come la sospensione definitiva dei campionati già decisa in varie discipline, coincide con la perdita improvvisa di obiettivi che avevano richiesto enormi sacrifici. Nel caso dei giochi di Tokyo, ad esempio, Bargnani spiega le difficoltà mentali di accettare un rinvio «a circa 100 giorni dalla competizione, quando sei in un momento di massima forza, costruita per anni attraverso le rinunce. Pensiamo agli atleti che per scegliere una disciplina ne hanno abbandonata un’altra, nella quale avrebbero potuto disputare una Coppa del Mondo». In questi casi, la situazione «va vissuta come un lutto: bisogna chiudere, perché solo dopo una chiusura si può ripartire», afferma Bargnani.
Come si fa, quindi, a prepararsi a una ripartenza che non si sa se avverrà? Secondo Bargnani una delle maggiori difficoltà riguarda la perdita della routine, che va sostituita con nuove abitudini e un approccio definito “focus on what you can control”, ovvero concentrati su ciò che puoi controllare. «Significa che io posso essere determinante nel mio progetto di crescita – spiega Bargnani – se faccio palestra, mangio bene, dormo bene, faccio meditazione, faccio funzionare la
macchina. Quando mi dimentico le best practice tutto questo salta». Il mantenimento della condizione fisica e il rispetto di
una nuova routine fanno parte dei cinque punti delle linee guida pensate per aiutare gli atleti ad affrontare questo momento, un documento curato dallo stesso Bargnani e tradotto da Andrea Appierto dall’equivalente inglese, stilato dall’Association for Applied Sport Psychology. Tra gli altri suggerimenti ci sono “allena la mente”, “ricorda la ragione per cui ti alleni e gareggi” e, in cima a tutti, “parlane”, con le persone vicine ma specialmente con l’allenatore, ecco quindi che si torna ad Arrigo Sacchi. «A Usa ‘94 portò in panchina il primo psicologo, Renzo Vianello, a cui disse “aiutami a fare stare meglio i miei ragazzi”» spiega Bargnani. L’essere umano, quindi, prima della prestazione: anche su questo aspetto, il tecnico ci aveva visto lungo.
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