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I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano una sfida significativa nel mondo dello sport, specialmente tra gli atleti ad alte prestazioni. La pressione per mantenere una forma fisica ideale e raggiungere prestazioni elevate può amplificare i rischi di sviluppare problematiche legate all’alimentazione. In questo contesto, la psicologia dello sport gioca un ruolo cruciale nel supportare gli atleti nel mantenere un equilibrio sano tra corpo e mente, promuovendo un approccio consapevole alla nutrizione e alla performance. Questo articolo esplora l’interazione tra DCA, psicologia e sport, evidenziando strategie di prevenzione e intervento.
Tra i rischi specifici che si possono riscontrare nel contesto sportivo possiamo trovare:
• La personalità: bassa autostima, perfezionismo e tratti ossessivi predispongono all’insorgenza del disturbo
• Inizio precoce all’attività sportiva: i cambiamenti fisici legati allo sviluppo potrebbero compromettere la prestazione sportiva e l’atleta potrebbe vivere questo cambiamento con frustrazione e desiderio di cambiare il proprio corpo per tornare a raggiungere gli standard precedenti.
• Eventi traumatici/infortuni: possono costringere l’atleta a un periodo di sospensione dell’attività sportiva. Il cambio di routine può conseguentemente portare ad un aumento di peso.
• Comportamento del coach
• Genere
Il disturbo alimentare impatta, oltre al benessere mentale, fisico e sociale del soggetto, anche le sue performance sportive.
Le conseguenze dipendono ovviamente dal tipo di DCA sviluppato, ma generalmente queste riguardano la stanchezza, l’aumento dei crampi muscolari, difficoltà motoria, perdita di massa muscolare, difficoltà nella coordinazione e disturbi elettrolitici.
Come si può intervenire per arginare e contrastare il problema?
Un buon rapporto tra coach e atleta contribuisce già a creare un ambiente sicuro per il dialogo, ma ci sono diverse altre azioni che gli allenatori possono adottare per favorire un clima che riduca il rischio di sviluppare disturbi alimentari nei soggetti più vulnerabili. Tra queste azioni rientrano: chiarire i falsi miti e le incomprensioni riguardanti il legame tra assunzione di energia e nutrienti, dieta, peso, composizione corporea e prestazione sportiva; educare a riconoscere e valorizzare questa relazione; ribadire i limiti dell’uso della misurazione del grasso corporeo; evitare di pesare gli atleti in pubblico, lasciando tali misurazioni a dietisti e psicologi qualificati.
Il problema non risiede nell’essere un atleta, ma nell’essere un atleta d’élite in uno sport che promuove un’eccessiva magrezza come mezzo per migliorare le prestazioni, insieme a una limitata conoscenza di una corretta alimentazione e all’assenza di un team qualificato che possa guidare lo sportivo nella gestione della dieta, prevenendo o riducendo il rischio di sviluppare un Disturbo del Comportamento Alimentare.
Pertanto possiamo concludere sostenendo l’importanza che la salute mentale ricopre, in contesti sportivi infatti può sostenere o compromettere la performance. Pertanto è necessario, soprattutto per atleti adolescenti, che questi siano seguiti anche sul piano mentale e alimentare.
A cura della Dott.ssa Baricca Greta
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Cisspat Lab
BIBLIOGRAFIA
A.P.A. (2023). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Quinta Edizione. Text Revision. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Vanini A., Marucci S., Dalla Ragione L., Sport in età adolescenziale e Disturbi del Comportamento Alimentare: relazione con il disturbo dell’immagine corporea.
Caterina Massaferro, relatrice Lea Ferrari.Disturbi del comportamento alimentare e sport: analisi dei fattori di rischio che predispongono gli atleti ai DCA.